Se volete sapere perché il piano anti-crisi dei mercati finanziari regge in Europa e non regge negli States o in Asia dovete fare uno sforzo.
Dovete mettervi alle spalle tutti gli entusiasmi dopo la ripresa delle borse dell'altro ieri seguite all'annuncio del piano europeo, dovete dimenticare i trionfalismi corporativisti che hanno inneggiato al sano intervento statalista contro l'abominio della deregulation.
Perché dovreste farlo?
Roark vi invita ad interrogarvi sul perché un intervento pubblico senza contorni ben definiti (quello europeo) sia visto con un occhio migliore di un altro ben più massiccio ed esplicito (quello americano da $700mld). Il motivo è molto semplice.
Perché di esso non c'è bisogno.
Quello che i mercati hanno apprezzato dell'intervento europeo è la "garanzia" statale (eventuale) degli affidamenti interbancari (sui soldi che le banche si prestano le une verso le altre), garanzia che ha tranquillizzato gli attori del mercato, sbloccando l'ingessatura del sistema europeo e permettendo comunque di limitare le perdite anche all'annuncio del risultato sugli indici di oggi sull'economia USA che sottolineano una marcata recessione.
Cosa continuano a fare invece gli States? Soldi. Compra tutti i bad assets in giro il Governo USA. Compra tutto. Ma quanto tutto? A questo punto visto che i mercati non hanno fiducia forse non basta. E' quello che ha detto il primo ministro giapponese, leccandosi le ferite dopo che la borsa nipponica la notte scorsa ha perso oltre l'11%.
Allora che facciamo. Altri soldi? Altro debito?
Dietro questa inedia americana a garantire il mercato interbancario si annida la ragione della crisi. Se non se la sentono di garantire loro, allora perché noi operatori non dobbiamo vendere?
La crisi USA ormai morde l'economia reale. Le companies che fanno business nel campo delle carte di credito sono attese alla prossima svolta. Il muro è dietro l'angolo.
Serve un pilota che governi la macchina al più presto.
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