giovedì 27 dicembre 2012

Perché non resta altro da fare

Devo forse qualche spiegazione prima che ai tanti o pochi che hanno avuto modo di leggere il mio blog negli anni passati, a me stesso. E' più di un anno che questo Blog non vede un post. Motivo? E' stato questo un blog liberista, un blog su cui condividere in primis con gli amici di tocque-ville.it la battaglia e la speranza per un'Italia autenticamente liberale. Dall'esperienza di "Ideazione" in poi, a partire dalla metà degli anni '90 sono nate in Italia fondazioni, centri di cultura, think tank liberali e non solo, che sino all'anno scorso, hanno avuto la capacità di incidere sul panorama culturale, giornalistico ed anche politico italiano mettendo all'ordine del giorno la spinta per una svolta reaganiana in Italia dietro le istanze della parte produttiva del Paese. Sino ad allora non vi era mai stata la possibilità di divulgare le mille sfaccettature del pensiero liberale se non attraverso una lettura pelosa della filosofia crociana oppure attraverso l'etichetta dell'utopismo affibbiata dall'imperante accademismo marxista. I cittadini sono i veri proprietari della sovranità e la esercitano attraverso il voto. Il Governo da loro espresso non ha alcun titolo per incidere sui loro diritti naturali:Vita-Libertà-Proprietà. Una rivoluzione copernicana inopinatamente da molti - tra cui il sottoscritto - affidata a Forza Italia prima ed al PDL poi. Quanto fosse errato il calcolo politico è sotto gli occhi di chi vuol vedere. Altrettanto lo è quanto sia impossibile che anche un pregiato e capace tecnico come il Prof. Monti possa e voglia realizzare tale programma. Prendere atto di una sconfitta? Forse. Ma non solo. Giacché purtroppo per salvare dalla bancarotta il Paese non basta mettere un po' di benzina - come fatto con le tasse del Governo tecnico - non resta che aspettare. Che vinca la deriva post-sovietica di Bersanov o il tentativo di gestione del corrente del Nuovo Centrismo Montiano, la prospettiva a lungo termine, senza una riqualificazione draconiana dei capitoli di spesa da lasciare allo Stato, non può che essere il prosciugamento della ricchezza del Paese a favore degli investitori internazionali che finiranno per accaparrarsi le nostre aziende ed il nostro Know How e quindi l'ulteriore inasprimento fiscale attraverso la propaganda sull'evasione fiscale (remake post-stalinista della strategia del terrore utile a legittimare espropri collettivisti). Allora? Ayn Rand docet. Il buen ritiro. Magari in attesa di una primavera. Who's John Galt?

Non resta altro da fare