mercoledì 25 giugno 2008

Il "Buffo" di Walter


Andiamo con i fatti.
Il neo sindaco di Roma Gianni Alemanno commissiona alla Ragioneria Generale dello Stato una revisione sui conti del Comune.
Si scopre che il debito del Comune di Roma è di 8,1 miliardi, 6,8 ereditati già dagli anni 80.
“Ma si va verso quota 9,7″ dice Alemanno.
Già, 1,4 miliardi li deve al Comune la Regione Lazio, poi ci sono altre mancate entrate per 0,7 miliardi.
Il Walterone nazionale, il nostro democrats, dice che si tratta di una voragine “accumulata durante decenni e comunque inferiore, nel dato pro-capite, al debito dei cittadini milanesi: 2.480 euro contro i 2.540 per romano”.
Bella forza! Qualcuno spieghi a Walter che il Comune di Milano per cittadini residenti consta di un numero ben inferiore a quello di Roma!
L'eredità Rutelli-Veltroni peserebbe presso a poco 1 miliardo di "buffi".
Hai voglia a dire che il debito si è creato in gran parte con i finanziamenti per la metro B1, che si tratta non di un buco ma di uno "stock di debito costituito da titoli e mutui che il Comune contrae", la traduzione pratica resta sempre la stessa: BUFFI.
"Buffo" è anche pensare che noi credevamo di dover avere a che fare con un Partito Democratico dall'ispirazione roosveltiana, macché questo è Cirino Pomicino.

martedì 17 giugno 2008

Liberali o Conservatori


E va bene. Sembra chiaro che la luna di miele del Paese con il Governo sia destinata a perdurare.
Ma Roark osserva e aspetta.
Aspetta soprattutto il documento di programmazione economica per capire dove si vuole andare a parare.
Ma nel frattempo con 2.500 effettivi dell'esercito nelle strade per i prossimi mesi, Roark non può non rilevare come il parossismo attorno alla questione sicurezza ne abbia di gran lunga superato la soglia.
Ad interventi mirati si preferisce il gesto ad effetto di stampo conservatore. Un risultato che sarà senza dubbio inconcludente e capace di creare tensioni all'interno dei corpi dello Stato.
E il tutto per una sola necessità di propaganda: lo Stato c'è.

Roark rileva un paradosso: durante la Convention di Assago, un Fini che doveva apparire politicamente sconfitto per aver dovuto prendere atto del successo della linea politica Berlusconi con l'adesione al PDL, da quel palco parlava di un partito, il nuovo PDL, capace di portare nel Paese una rivoluzione conservatrice. Chi ascoltava pensava alla infiorettatura di una marcia indietro. E poi Berlusconi non aveva sempre parlato di rivoluzione liberale...o no? Non è la stessa cosa.

Oggi osserviamo che pur avendo perso politicamente quella partita - quella del partito - la destra sociale di Fini sembra vincere quella della politica profonda, quella nazionale, quella dell'ispirazione all'azione di Governo, giacché Tremonti si propone come un consevatore di stampo keynesiano, Maroni lotta per imporre lo Stato di diritto addirittura con l'esercito e La Russa, ritrosamente lo concede.

Per Roark se conservatorismo vuol dire lotta alla collettivizzazione, la luna di miele può continuare, se conservatorismo vuol dire invece socialismo da destra, nazional-populismo che si pasce del valore e dell'immagine dei corpi dello Stato, va meno bene, anzi va male.

La luna di miele può continuare ancora. Ma documento di programmazione economica permettendo.

giovedì 5 giugno 2008

Il-nuovo-che-avanza-Obama


E così è diventato ufficiale l'inevitabile è Obama il canditato democratico.

Naturalmente nella sua candidatura non c'è nulla di nuovo.
Obama infatti di afroamericano ha solo i tratti somatici, appartiene invece molto di più a quel populismo di scuola democratica di cui è stato limpido rappresentante quel Jimmy Carter i cui disastri in politica internazionale ancora oggi gli Stati Uniti pagano, non da ultimo la fallita interposizione alla rivoluzione islamica in terra persiana e il goffo blitz rimasto alla storia.

Sarà un caso ma la prima uscita di Obama dal momento che è diventato evidente il suo successo nelle primarie del partito dell'asinello è stata proprio "Cancellerò la minaccia iraniana": quasi un deja vù.
I più ironici si chiedono se la minaccia non venga fatta scomparire al di là delle chiacchere (in cui Obama è un maestro) con un sonoro appeasement.

Ma tant'è la capacità del candidato democratico di gettare fumo negli occhi in questa congiuntura economica negli USA e in uno scontro frontale con un uomo come Mc Cain che viene da un'altra generazione, rischia di diventare decisiva.
Secondo una rilevazione del Pew Research Center dell'aprile scorso, i punti di vantaggio su John McCain, per il neo-candidato democratico alle prossime presidenziali erano ben 5 (47%-42%).
Per ABC News/Washington Post, rilevazione di Maggio, i punti di distanza non sono più 5, ma 6 (51%-45%).
Per Gallup, sempre rilevazione di Maggio, i punti potrebbero diventare 4 (43%-47%). E...d'accordo c'è chi sostiene che ricompattando il GOP, con l'aiuto di un G.W.Bush seppure ai minimi di gradimento, il senatore dell'Arizona avrebbe una chance, ma appunto di chance si tratta e nulla più per una candidatura eishenaweriana capitata in un fase della storia americana che resta un periodo di guerra ma un periodo di guerra che una metà del popolo americano si rifiuta o non ha compreso essere tale.
In realtà le prossime elezioni americane rischiano per davvero di essere paradigmatiche per il futuro degli Stati Uniti e dell'alleanza occidentale più di quanto non sia dato pensare.

Nel votare Obama il paese a stelle e strisce voterebbe una tregua con il terrorismo, un parziale disimpegno sugli scenari internazionali venduto per realismo, soluzioni per risolvere la crisi economica sul modello delle socialdemocrazie europee - questa la ricetta innovativa de il-nuovo-che-avanza-Obama - che farebbero tornare indietro il paese in modo drammatico.

In pratica il primo passo nella direzione sbagliata da trenta anni a questa parte.
Ecco cosa rappresenta il-nuovo-che-avanza-Obama.

mercoledì 4 giugno 2008

Siamo alle solite un altro "articolo 18"


D'accordo la Lega e il suo pieno di voti.
D'accordo il lassismo del precedente governo.
Giusto che venga mandato un segnale di presenza dello Stato e delle forze dell'ordine.
Ok, va bene anche che abbiamo un problema di immigrazione clandestina serio (del resto abbiamo un po' di coste da controllare...).
Il problema esiste. Dobbiamo affrontarlo.
Ma se il nuovo governo Berlusconi ha intenzione di intavolare un'altra battaglia contro i mulini a vento rendendo il dibattito sul reato di clandestinità una battaglia ideologica, come in passato fu per l'art. 18...allora c'è da preoccuparsi.
Con il mare di riforme economiche di cui necessita il Paese scopriamo la vera emergenza non sia il taglio radicale della spesa per dar fiato agli investimenti e ad una finanza pubblica che danza pericolosamente sull'orlo della bancarotta ovvero l'economia reale arrivata alla canna del gas: no, il problema è il reato di clandestinità.
Roark prova una simpatia viscerale per gli autonomisti e per gente come Umberto Bossi o Maroni (Calderoli è difficile ragazzi...ci sto provando), ma la tendenza dei migliori leghisti (Umberto Bossi e Maroni) va detto, troppo spesso è volta ad ideologizzare, a fare nell'azione di governo - per lo meno in quello del Paese - operazioni di acquisizione di consenso e poco importa poi il risultato. Sia chiaro, un po' tutti si comportano così quando sono a Palazzo Chigi o sullo scranno regionale e comunale, ma errare è umano, perseverare diabolico.
Eppoi a Roark da un po' fastidio tutto questo atteggiamento occhiuto che è montato sul problema sicurezza: la sicurezza, la sicurezza, la sicurezza...basta!
Pragmatismo prima di tutto.
C'è il codice penale e la certezza della pena non si ristabilisce introducendo nuovi reati, nuovi ingolfamenti giudiziari, ritardi, anni buttati e riforme da riformare senza che siano mai entrate in vigore.
Se c'è da espellere uno sbandato che venga espulso, punto.
Ma da qui a trasformare mediaticamente l'Italia nel Bronx per finire a fare una figura Heideriana, questo no!
Il Governo se deve proprio servire a qualcosa certamente serve alla tutela della vita dei cittadini che lo sovvenzionano lautamente e per essa deve impegnarsi, ma deve impegnarsi in egual modo all'espansione della sfera della libertà individuale che in Italia è atavicamente mortificata e ciò per riconsegnare al futuro della penisola, nuovamente una prospettiva di benessere.

E' per tali ragioni che al Governo c'è questa maggioranza. Non per abbaiare alla luna.