martedì 7 ottobre 2008

Complimenti per la trasmissione


Quando da un anno a questa parte, da mesi a questa parte e sino a qualche giorno fa, Roark e la masnada dei liberisti brutti e cattivi avvertivano che la crisi dei mercati, non essendo una crisi sui consumi o sul valore degli investimenti, bensì sulla fiducia interbancaria, cioé sulla disponibilità delle banche d'affari e del sistema finanziario americano di prestarsi denaro a vicenda, non doveva essere affrontata mettendo soldi buoni su soldi cattivi, ci si urlava contro dandoci degli integralisti.

Quando ci si batteva per far comprendere che contro questa ingessatura del sistema finanziario, dovuta in massima parte a quella sfiducia, la pioggia di soldi o l'entrata in tackle dello Stato a nulla sarebbe valso se non a gettare ulteriore polvere nell'arena, disorientando ancora di più il toro, i media di tutto il mondo plaudevano alla svolta sovietica del piano Paulson.

Il Walterone nazionale ancora ieri urlava che è colpa della destra mondiale, della deregulation, dimenticando che gran parte delle colpe del crack sui mutui vanno ricercate nella gestione di Fannie Mae e Freddie Mac, due agenzie per i mutui (quasi il 40% della raccolta U.S.A.) esempio pressoché unico nel paese a stelle e strisce di aziende dalla natura parastatale (50% del capitale in mano pubblica), per le quali, come dire, è difficile guardando alla loro gestione poter sostenere cavalcassero l'onda del capitalismo selvaggio, semmai cavalcavano quella della pozzanghera socialista.

Ma tant'è eccoci quà con le borse che crollano come non mai, anche più che dopo l'11/9, mai così dal venerdì nero del 1987 e ciò nonostante il piano Paulson e con la consapevolezza che la marea inumana di soldi buttati andrà quindi a rimpinguare la crescita dell'inflazione per un futuro certo di deflazione: crescita negativa (deindustrializzazione) e diminuzione radicale del potere d'acquisto dei salari per effetto dell'inflazione fuori controllo.

Complimenti per la trasmissione quindi.

Ma a questo punto come se ne esce?

Bè per uscirne forse si è ancora in tempo a seguire le orme del piano degli economisti di Chicago: trasformare l'intervento a pioggia di liquidi di provenienza del Tesoro in fondi bloccati a garanzia di un maxi aumento di capitale da raccogliere tra i cittadini (sì come l'oro alla patria) in cambio di azioni garantite degli istituti travolti dalla crisi dei mercati subprime.

Un nuovo statuto per la FED, più sul modello della BCE che preveda meno discrezionalità d'intervento (Roark sarebbe per abolirla la FED), contratti derivati tipici (previsti nel regolamento della SEC - anche la SEC Roark la abolirebbe) per le contrattazioni nei mercati regolamentati, processi per accertare le responsabilità di chi ha occultato e dissimulato perdite, caccia ai bancarottieri.

Viceversa così continuando (anche con lo stanziamento di soldi statali in non meglio precisati fondi europei), quello che potrà accadere è quanto è già accaduto ma traslato sull'economia reale e in più il passaggio del cerino dalle assicurazioni alle carte di credito, naturale corollario della spirale deflattiva, gli Stati imporvvisamente proprietari di interessi economici loro sì, alla fine, ultimi depositari del cerino.

Interessi economici che per definizione confliggono sopra risorse che ancora per definizione scarseggiano, così generandosi - sempre per definizione - il più classico dei cliché storicisti: la tensione tra Stati, invece che tra Corporation.

Stati messi all'angolo, con magari poco da perdere e una deterrenza militare da non buttare, il tutto per una trasmissione assolutamente da perdere e che si prevede esplosiva.

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