Come un lampo nel deserto, l'intervista ieri rilasciata dal Ministro degli Esteri Frattini prova a spaccare la coltre plumbea, l'afa soffocante che attanaglia molto di più che semplicemente questo finire dell'estate.
Parliamo di PDL per una volta. Parliamo del nostro futuro.
Il PDL deve rimanere un partito pluralista, dalle molte voci, senza che chi sia evidentemente in minoranza debba essere trattato da matto, da svagato o sedizioso perché "fuori linea".
Per una vita da questa parte ci si è battuti contro il pensiero unico comunista, sarebbe paradossale oggi cercarne di editarne una riproposizione paradossale.
Frattini parla giustamente di modificare la direzione del partito da triumvirato a leader unico, parla di immigrazione appoggiando le posizione del Presidente della Camera Gianfranco Fini e da ultimo nelle sue parole si respira un liberalismo di fondo troppo sacrificato in questo inizio di PDL e di azione dell'esecutivo all'asse Tremonti-Lega che se assicura la governabilità ne limita senz'altro gli obiettivi di riforma.
La Lega di oggi non è più un partito riformista infatti ma il tentativo di costruire un nuovo centralismo nord-centrico su base socialista: gabbie salariali voglino dire salari minimi, altro che federalismo liberale! Semplicemente un sistema per avere il permesso di creare nuove tasse, vedi il progetto calderoliano di nuova tassa unica sulla casa.
Nel medio termine dovranno pur certo spiegarlo all'elettorato costituito dalla piccola imprenditoria delle provincie settentrionali ma se per Tremonti tutto ciò è funzionale al suo conservatorismo compassionevol e va detto un conservatorismo funzionale a tutti tranne che ai conti dello Stato, per il PDL questa è la tomba della sua ispirazione liberale.
Riprendere il timone in mano, rispolverare le battaglie liberali e liberiste che ispirarono l'entrata in politica di Berlusconi nel '94 è un tentativo che all'interno del partito va tenuto vivo, che sia Frattini a tenere alta la bandiera sarebbe davvero una buona notizia.
Servirebbe al partito a tenere al suo interno e nel Paese un dibattito vivo e salutare e aiuterebbe a tenere alta la guardia contro la trasformazione del PDL in una nuova Balena Bianca para-liberale che governi per governare, qualcosa di cui non sembriamo proprio aver bisogno.
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