lunedì 5 ottobre 2009

Della crisi economica Ayn Rand aveva già previsto tutto


Pubblicato su www.loccidentale.it 2/10/2009

Aziende che falliscono una dietro l’altra, difficoltà nell’assicurare servizi che sino a ieri si davano per scontati, come i trasporti o il gas, l’acqua, la luce; uno Stato e dei Governi che si sostituiscono agli individui nel gioco economico; un mondo della cultura piegato ad una visione nihilista e ad una gara allo svilimento del valore dell’uomo.

Bisogna essere molto ottimisti per dirsi che non ci sia qualcosa degli incubi oscuri che si nascondevano dentro la mente di Ayn Rand quando scriveva “La Rivolta di Atlante” e “La Fonte Meravigliosa”, negli sviluppi che è dato osservare dalla Crisi in cui l’occidente si è impantanato.

Esule russa che fuggiva dalla follia sovietica, arrivò nel paese a stelle e strisce e vide un America che cambiava pelle, che si interrogava sul suo futuro e si preparava ad affrontarlo senza paura; la crisi del ’29 e la guerra, il successo, il benessere e poi però il crescere di una deriva collettivista che la preoccupava per la possibilità che essa aveva in sé di spegnere il sogno americano e la vocazione libertaria degli States: l’unica nazione nella storia ad essere diventata tale attorno ad un’idea, quella della libertà e del benessere dell’individuo.

Il fatto è che nel suo romanzo capolavoro, un romanzo che resta ancora oggi tra i libri più venduti negli Stati Uniti d’America e che è stato eletto il secondo libro più influente, dopo la Bibbia, fregiandosi della nomina da parte della Boston Public Library tra i cento libri più importanti del XX secolo, il fatto è che “Atlas Shrugged” (“La rivolta di Atlante”, Mondadori, Volume I – Il Tema - pagg. 378, Volume II – L’Uomo che apparteneva alla terra - pagg. 395, Volume III – L’Atlantide - pagg. 515), le sequenze di film che stanno andando in onda nelle nostre vite - le file davanti alle banche per ritirare i contanti, le serrande semichiuse dei fallimenti improvvisi - tutto questo in “Atlas Shrugged” è ritratto doviziosamente e con decenni d’anticipo ma non solo, Ayn Rand preconizzò e già da allora (il romanzo è del ) lo sbocco della crisi di un sistema capitalistico piegato dall’avidità dello Stato e di uomini malvagi (naturalmente in combutta), uno sbocco luminoso.

Ayn Rand previde un tempo in cui sotto il peso del loro fallimento, gli Stati sarebbero stati costretti ad occuparsi esclusivamente della sicurezza e dell’amministrazione della giustizia, uno Stato dalla leva fiscale volontaria e poco più che avrebbe finito per finanziarsi attraverso la cooperazione volontaria degli uomini, una società completamente – o quasi – privatizzata dove il ceto politico fosse ridotto, o meglio ricondotto, alla sua antica ispirazione di fucina di amministratori pro-tempore della cosa pubblica.

Ma al di là della scommessa sul futuro di una autrice scomparsa nel 1982 e divenuta da subito molto più che una scrittrice, le analogie tra il nostro tempo e le profezie di Ayn Rand non sono sfuggite all’acume commerciale della casa editrice iUniverse che ha deciso di mandare in ristampa il libro di Frederick Cookinham, “The Age of Rand: Imagining an Objectivist future world” (2005, pagg. 488).

Cookinham si sforza di trovare i legami tra il passato, il presente e il futuro narrati nelle storie di Ayn Rand e il posto, in una prospettiva storica, del suo pensiero: la filosofia dell’Oggettivismo.

L’autore immagina un mondo che scorra come la Rand lo aveva immaginato, esaminando differenti implicazioni sotto il profilo sociale. Il tutto è naturalmente basato su una fantasia utopica, ma supportato con esempi presi da eventi storici e trend di lungo periodo.

Momento centrale del libro, come dell’opera della filosofa dell’oggettivismo è l’analisi della vera natura dell’altruismo “di Stato”, in una tensione a smascherare l’inganno dietro il solidarismo a buon prezzo contrapposto all’egoismo virtuoso di aristotelica memoria.

Un lavoro scorrevole e non necessariamente consigliabile solo ai già lettori dei libri di Ayn Rand, che scoperchia, come riesce, una ipotesi di futuro che per la logica socialdemocratica è simile ad un incubo ultra-liberista, per i liberali una bella utopia, per i libertari un sogno.

Nel 1964 durante una celebre intervista al Magazine Playboy, Ayn Rand a domanda rispose

"Do I think that Objectivism will be the philosophy of the future? I would say yes, but…not right now.”,

Per Cookinham invece il futuro è adesso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

Perche non:)