lunedì 24 maggio 2010
Un libello sulla libertà di stampa di Mark Twain
Un libello sulla libertà di stampa di Mark Twain pubblicato su loccidentale.it 23/05/2010 http://htxt.it/2okh
Grazie ad una piccola casa editrice di Prato, Piano B Edizioni, arriva nelle librerie un piccolo libello contenente una serie di brevi saggi inediti di Mark Twain, “Libertà di stampa” (2010, pagg. 117), occasione preziosa per osservare attraverso le lenti della storia e non piegati ad una logica strumentale di scontro politico, un tema centrale per la crescita culturale di una autentica opinione pubblica: il ruolo del giornalismo nella società.
Samuel Langhorne Clemens, al secolo Mark Twain (1835-1910), visse gli anni della costruzione dell'opinione pubblica americana, un evento che si sviluppò di pari passo al consolidarsi istituzionale, economico e politico di tutta la nazione; del creatore de “Le avventure di Huckleberry Finn” Hemingway dirà “Tutta la letteratura moderna statunitense viene da un libro di Mark Twain Huckleberry Finn. ... tutti gli scritti Americani derivano da quello. Non c'era niente prima. Non c'era stato niente di così buono in precedenza”.
Oltre ai meriti letterari va detto che Twain fu uno dei protagonisti di quel periodo che giova sempre ricordarlo valse non solo la tenuta dell'Unione nord-americana uscita fuori dalla Guerra di Indipendenza dall'Impero Inglese ma anche la prova compiuta che all'interno del concerto delle nazioni democrazia e libertà potevano diventare un opzione possibile.
Quegli Stati Uniti pullulavano di giornali locali che dovevano accompagnare con le loro notizie gli avventurieri per i viaggi attraverso la frontiera, il tutto in uno scenario che peccava di infrastrutture inesistenti o alla meglio approssimative, al punto da necessitarsi giorni e giorni per attraversare il Paese; ma i giornali dovevano uscire quotidianamente e così lo sforzo richiesto ai giornalisti sconfinava oltre il limite del fatto in una gara cialtronesca ma creativa ad inseguire anche solo parole riportate per chilometri e chilometri e passate di testa in testa.
Il libello, con racconti come “Giornalismo nel Tennessee” o “Come diressi un giornale per agricoltori”, aiuta a ricostruire quelle pittoresche e paradossali situazioni attraverso lo sguardo sarcastico e malinconico di uno dei padri della letteratura statunitense, ci racconta quell'epoca e quella parte di industria giornalistico-editoriale artigianale e rudimentale di testate schiacciate su tagli parossisticamente grevi, testate che crescevano tumultuosamente per poi con la stessa velocità finire nell'oblio e il tutto accadeva mentre nascevano e prendevano piede invece, altri giornali, che ancora oggi fanno la notizia negli States e nel mondo.
Gustoso “Un candidato governatore” dove l’autore racconta di un suo tentativo di cimentarsi in politica per la carica di governatore nello Stato di New York, finito nella farsa sotto i colpi delle deliberate e totalmente infondate accuse della stampa nemica, giunta alle peggiori offese e capace di mobilitare gentaglia pronta alle vie di fatto, al punto da spingere Twain a decidere di ammainare bandiera per difendere la propria onorabilità.
Nei racconti su quella stagione del giornalismo americano il rapporto con il lettore viene ricondotto con ironia a qualcosa di pericolosamente vicino, di minaccioso, con il lettore sempre dietro l'angolo pronto a farsi giustizia per vendicare in un modo o nell'altro torti patiti per la pubblicazione di una notizia o l'altra: per l'autore di “Le avventure di Tom Sawyer” e di libri come “Il Principe e il Povero”, “Un Americano alla corte di Re Artù”, “Vita sul Mississippi” alla fine la libertà di stampa si addice solamente ai trapassati. Proprio così.
Nel suo breve saggio “Il privilegio dei morti: sulla libertà d’espressione”, il grande americano arriva a sostenere come la libertà di parola sia posseduta soltanto come vuota formalità: chi la possiede sa di poterne fare uso ma non può essere considerato come un effettivo possesso ed in quanto tale il suo esercizio è assimilabile a quello di un omicidio: “si può esercitarlo solo se si è disposti a sopportarne le conseguenze”, con la differenza che l’omicidio a volte è punito, la libertà di parola sempre.
Furono gli anni dei mandati presidenziali di Thomas Jefferson ma anche delle riforme economiche di Alexander Hamilton, anni di scontri politici e di interessi accesi tra il primo partito democratico ed il partito federalista, fazioni in lotta acerrima eppure capaci di tenere insieme un New England industriale e il sud rurale, aprendo all’avventura della frontiera, il volto letterario di questo periodo fu Mark Twain di cui restano indelebili le pagine perché capace di votarsi ad una fedele ricostruzione dell'umanità varia e spesso molesta, costituita alla fin fine da gente semplice ma profondamente nobile che fu protagonista di quella stagione, così facendo si aprì la strada ad una forma di umanesimo moderna e dalle enormi potenzialità, con capacità di diffusione e di comprensione globale, qualcosa che ancora oggi il romanzo americano non sa dimenticare di poter esprimere.
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