giovedì 6 marzo 2008

The pursuit of Sadness


FIRENZE - Lo statuto dei lavoratori e' "un punto di riferimento che deve essere salvato cosi'". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. "Ne' mi convince l'idea che essendo passati tanti anni bisogna cambiarlo". "Nessuno vuole cambiare una delle piu' antiche costituzioni del mondo, quella americana. Direi la stessa cosa per lo statuto dei lavoratori", ha sottolineato Epifani intervenendo alla conferenza di organizzazione della Cgil di Firenze. (Agr)

Lo Statuto dei Lavoratori come la Costituzione Americana!
Questa è davvero fantastica.
Sotto l'architrave di diritti inesistenti sanciti d'imperio dal Parlamento di uno Stato che da quel momento in poi si incamminava sulla strada dell'impoverimento, ipotecando il futuro di generazioni e compromettendo una Economia che viaggiava allora a ritimi di crescita giapponesi, il Segretario nazionale della CGIL ha deciso di nuovo di tracciare la linea di confine.
Oltre c'è la guerra.
Il fatto è che leggendo il programma del PDL si capisce benissimo che non c'è alcuna volontà di guerra oltre il vorrei ma non posso espresso da Berlusconi a 'Porta a Porta'.
A vincere infatti al momento la partita su quale ispirazione riformatrice debba animare il partito è il realismo tremontiano.
Colbertismo lo ha chiamato qualcuno.
E tutto vuole il realismo tremontiano tranne che sollevare conflitti.
La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. Che diamine!
Per gente come Epifani questo vuol dire che è fondata sulla difesa del mondo del lavoro sindacalizzato (del resto abbiamo avuto fino a qualche giorno fa due sindacalisti a presiedere i rami del Parlamento) e in ragione di ciò lo Statuto dei Lavoratori ha un valore costituzionale!
Ecco come va decriptata l'uscita lunatica di Epifani.
Così da una parte abbiamo riforme morbide, che miglioreranno senz'altro lo stato confusionale del paese ma che non risolveranno le questioni di fondo che ci condannano (abbiamo un welfare e un peso della spesa pubblica pari o superiore a quello della Inghilterra pre tatcheriana senza avere però sulle spalle alcun Impero da smantellare), dall'altra chi promette battaglia venderà cara la pelle se qualcuno tenterà (ma il Sig. Epifani dovrebbe dormire sonni tranquilli non ci pensa nessuno!) l'abbattimento del sostegno legale (lo Statuto) alle logiche di potere e alle rendite di posizione del Sindacato (vedere la composizione dei consigli di amministrazione provinciali delle INPS di tutta Italia per credere).
La volta scorsa perdemmo anni a combattere (venendo sconfitti) contro i Sindacati in nome dell'art. 18. Sembra si sia di nuovo sulla stessa strada.
Invece di prepararci da subito, dalla prima legislatura a provvedimenti di Governo scioccanti (concessione dei servizi previdenziali oggi assolti dall'INPS a terzi soggetti sul modello della concessione ad Autostrade del servizio autostradale) tagliando per davvero le gambe a questo sindacalismo cialtrone, per permettere dalla seconda legislatura in poi un taglio radicale delle aliquote e una riduzione strutturale della tassazione sulla proprietà (ICI, Imposta sullle Successioni e sulle Donazioni), siamo alla battaglia di posizione, alla estenuante battaglia, il tutto per appoggiare i peraltro pregevoli pannetti caldi del nostro Ministro dell'Economia in pectore.
Il sogno di un Ronald Reagan che si affacci alla TV a dire, questo è lo stato drammatico della nostra economia, se vogliamo uscirne si fa così e non mi prendo la responsabilità di non fare quello che deve essere fatto. E le riforme questa volta non entreranno in vigore tra vent'anni caspita, si cambia domani.
Bè con tutta probabilità il sogno, resterà tale.
E tale resterà quindi la spocchia folle degli Epifani di turno.

Colbert traghettò la Francia alla rivoluzione giacobina.

Montpelerini di tutto il mondo uniamoci!

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