venerdì 4 aprile 2008

Diritto di replica


Una cosa è chiara e va detta. E indipendentemente da quello che sarà il risultato della contesa elettorale.

La guerra culturale, quella contro il mondo collettivista, qui in Italia la stiamo vincendo noi.

E' questa la vera notizia che ci regala la campagna elettorale.
Non tanto per le capriole veltroniane, gli imbarazzi dalemiani o i Calearo e i Del Vecchio, no. Non per il ripiegamento su posizioni proto-liberali del mainstream sinistrorso, no.

Spesso le verità più evidenti si nascondo dietro i dettagli, dietro i particolari, dietro gli avanzi distratti della nuda e cruda essenza dello scontro in essere nelle nostre società opulente e stanche.

In questi anni in Italia l'emergere di un giornalismo e di un movimento di opinone autenticamente liberale e conservatore nella carta stamapata e soprattutto su internet, un mondo politico culturale che seppure all'inizio del cammino è riuscito a portarsi da subito all'attenzione di chi è in cerca di qualcosa di diverso dal conformismo post marxista, dal perbenismo ieri comunista e oggi "democratico", ha mandato in tilt il meccanismo autoreferenziale della "gioiosa macchina da guerra" culturale post-comunista, riducendo l'impatto mediatico della sua influenza.

Ebbene le uova e i pomodori, la violenza fisica per imperdire a Giuliano Ferrara di parlare, bè sono la manifestazione più evidente, lampante, preclara della impotenza della sinistra contemporanea (di cui i centri sociali sono i pretoriani) di fronte alle idee che iniziano a circolare.
E per quanto le posizioni di Giuliano Ferrara non siano propriamente e del tutto trasversali alla galassia liberal-conservatrice italiana, rimane "il Direttore" pur sempre il difensore dell'avamposto di questo movimento di opinione.
Roark è con lui. E con lui rivendica il diritto di rispedire al mittente quanto merita.

1 commento:

Unknown ha detto...

Se c'è un merito che va riconosciuto a Giuliano Ferrara, pressocchè solitario nel panorama politico, è quello di non aver mai voluto avallare quell'innominato processo di progressiva rimozione della violenza quale strumento implicito del discorso politico.

A Bologna, Ferrara è stato in tal senso ferrariamente criticato. E gli va dato il merito di aver riconosciuto agli interlocutori tale libertà di giudizio.

Da questo punto di vista Giuliano Ferrare e i Centri Sociali rappresentano tra le poche voci di speranza per la salvezza dell'occidente.

Fossero sempre così sentite le dialettiche politiche, avremmo di che interrogarci sulla questione "etica" che attraversa tutti gli schieramenti.

Ci vorrebbero più persone pronte a tirare uova e persone pronte a riceverlo senza porgere l'altra guancia.

Invece troppo spesso non contano le guance ma gli interessi e i portafogli.

Kook