lunedì 21 gennaio 2008

David Cronenberg riscopre il noir. Ed è un successo


Dopo “A History of violence” (2005) David Cronenberg torna nelle sale cinematografiche con “La promessa dell’assassino”, film che segna una svolta oltranzista nel gusto per la crudezza che contraddistingue agli occhi del pubblico il celebre regista.

Una giovanissima immigrata russa costretta a prostituirsi muore dopo aver dato alla luce il figlio.

Nelle mani della dottoressa Anna (Naomi Watts), donna rimasta sola dopo il naufragio della sua relazione sentimentale, finisce il diario della ragazza dove si ripercorre l’arrivo a Londra e il passaggio dal paradiso all’inferno che esso finisce per rappresentare.

Anna metterà a repentaglio la sicurezza della sua famiglia giacché la scoperta si manifesta per essere una minaccia diretta proprio nei confronti del pericoloso boss mafioso Semyon Vory V Zakone, che dirige i suoi traffici sotto la copertura di un ristorante.

Semyon infatti, si scopre dal diario essere il padre del neonato e venuto in possesso del diario dopo averlo bruciato cerca di sbarazzarsi anche del piccolo, ordinando al figlio di rapirlo dall’ospedale e gettarlo nelle acque gelide del Tamigi.

Un poliziotto, infiltratosi come autista, riuscirà però a entrare talmente nelle grazie di Seymon da entrare nella famiglia e dal di dentro incastrerà il pericoloso criminale.

Il cast di livello vede accanto a Naomi Watts, un Viggo Mortensen che continua, dopo “A History of violence”, il sodalizio con Cronenberg che lo ha visto maturare e crescere, qui è l’attore d’origine danese, a vestire i panni del poliziotto di Scotland Yard infiltrato nella banda russa.

Si segnalano poi un Vincent Cassel a suo agio nei panni del figlio degenerato del boss e soprattutto Armin Mueller-Sthal nella parte del capomafia russo: una recitazione eccellente, come è capitato spesso nella sua lunga carriera che lo ha visto al fianco del grande regista tedesco Rainer Werner Fassbinder (“Lola - 1981 e “Veronika Voss – 1982) ma anche nel serial poliziesco “L'ispettore Derrick (1984), in “Music Box – Prova d'accusa (1989), “La forza del singolo (1992) sino a frequentare incompreso Hollywood che lo ha utilizzato come caratterista fino al 1996, anno in cui uscì il suo primo lavoro anche come regista: “Conversation with the Beast” dove Armin Mueler-Sthal recita la parte di Adolf Hitler.

“La promessa dell’assassino” è ambientato nella Londra “russa”, in una città al cui interno a poco a poco è stato costruito uno Stato nello Stato, dove sono state trasferite le infrastrutture logiche della malavita russa, usi esoterici ed estetici (i tatuaggi) lontanissimi dalla tradizione civile inglese, oggi minacciata perché colpevole negli anni della sua ripresa economica e della sua globalizzazione di non avervi saputo leggere con attenzione il carattere che almeno parte di essa nascondeva.

La Londra che esce dal film di Cronenberg è una città che vive un innaturale contrasto, una intima e sfuggente spaccatura non solo tra la gente che sta dentro i negozi, dentro i pub e quella che sta per strada (come recita in un dialogo Mortensen), tra il mondo rassicurante del progresso o quello inquietante del suo rifiuto, bensì una più profonda distanza quasi antropologica tra un individualismo consapevole minacciato da una degenerazione violenta di un senso malato della comunità.

Come vuole la sua cifra registica, il film quasi si fa leggere più che guardare.

Le inquadrature teatrali, i dialoghi secchi, asciutti, le immagini che indulgono su scene di violenza e di impatto, immagini che riescono a non risultare eccessive e di cattivo gusto per la capacità della sceneggiatura di danzare sul filo di lana dei fatti che racconta, in un realismo che non ha nulla della denuncia sociale ma che raggiunge l’obiettivo di essere capace di proiettare lo spettatore fin dentro il personaggio.

Magistrale la scena dello scontro tra un Viggo Mortensen nella sauna e i ceceni giunti per vendicare l’assassinio del fratello. Siamo lontanissimi dai pirotecnicismi alla Mission Impossibile, ma se tre uomini devono proprio sfidarsi all’ultimo sangue a lama di coltello dentro una sauna, da domani sarà difficile immaginarsi possa accadere diversamente da come Cronenberg lo ha raccontato.

Se il cinema ha la missione di inventare una realtà con “La promessa dell’assassino” Cronenberg ci spiega come superare un realismo stanco e reinventare il noir senza accanirsi su cliché vecchissimi modello anni ’50 o nuovissimi come i ‘tarantinismi’.

Un film di una bellezza spietata.

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